Ci si dimentica di rivolgere lo sguardo, il tempo e l’attenzione a quello che una relazione sentimentale, per sua natura, implica e richiede: amore, vicinanza, cura e presenza verso se stessi e verso l’altro.
Eppure i problemi di coppia sono spesso dovuti alla paura di perdere se stesso e l’altro all’interno della relazione: la disconnessione emotiva e l’assenza di comunicazione profonda rispetto al proprio sentire, ai propri bisogni primordiali di “attaccamento”, incrementano il senso di pericolo e l’isolamento.
Si generano, perciò, interazioni e comportamenti negativi che, a loro volta alimentano l’attaccamento insicuro. Ed è proprio l’attaccamento insicuro la principale causa della disconnessione emotiva, così il ciclo ricomincia, si alimenta, si irrigidisce e i partners finiscono per comunicare solo attraverso litigi, offese o segni di allontanamento.
Ma cosa si intende per attaccamento?
L’attaccamento, insieme con le emozioni a esse associate, è la caratteristica peculiare di base delle relazioni intime. Bowlby, ideatore della teoria dell’attaccamento, ha sempre sostenuto che l’attaccamento fosse una relazione lunga tutta la vita; tutta la vita infatti, è presente un profondo desiderio di attenzione, di responsività emotiva e di interesse da parte della figura di riferimento, della persona significativa.
Infatti, la presenza della figura di attaccamento, che spesso coincide con genitori, figli, coniugi e persone amate, offre conforto e sicurezza, mentre l’inaccessibilità percepita di tali figure, crea disagio.
Quindi, il legame di coppia, in quanto legame di attaccamento implica:
- Il bisogno di essere e sentirsi amati
- Il bisogno di fiducia da riporre nel partner con la certezza che nei momenti del bisogno sarà al nostro fianco
- Avere e ricevere: Accettazione, Comprensione Empatia, Riconoscimento, Validazione, Protezione e una base sicura.
Quando in una relazione si può parlare di base sicura?
Il concetto di base sicura, rielaborato da Bowlby sul finire degli anni ’60, si riferisce ad un ambiente che permette di sentirsi pienamente protetto ed accettato; introdotto nell’ambito della relazione madre- bambino e esteso nell’ambito delle relazioni amorose, questo concetto, permette di sentirsi sostenuto, di rimanere solo con se stesso e di esplorare il mondo circostante senza timore. Come abbiamo visto, infatti, l’amore romantico tra adulti è un legame di attaccamento: la necessità di stabilire una connessione emotiva prevedibile, sicura, è un bisogno innato e primario dell’essere umano o perciò non ha età.
La presenza di una base sicura incoraggia l’esplorazione , promuove la fiducia per rischiare , apprendere, e aggiornare continuamente i modelli di sé, degli altri e del mondo. L’attaccamento sicuro, rafforza l’abilità di prendere le distanze e riflettere su se stessi, sul proprio comportamento e sui propri stati mentali (Fonagy e Target, 1997).
Quando un rapporto di coppia offre un senso di sicurezza, una base sicura, allora si è in grado di affrontare stress e difficoltà in maniera positiva e le relazioni tendono, perciò, ad essere più felici, più stabili, e più soddisfacenti.
La vicinanza a una persona amata inoltre, tranquillizza il sistema nervoso, è un antidoto alle ansie della vita. I pazienti ansiosi e depressi, infatti, traggono estremo beneficio dall’esperienza di connessione supportiva che una relazione più amorevole è capace di offrire.
Ne segue che non esiste né una completa indipendenza né una completa iper-dipendenza dagli altri (Bretherton e Munholland, 1999), esistono solo dipendenze efficaci e dipendenza inefficaci, la prima favorisce autonomia e fiducia in se stessi.
Infatti, in base agli studi effettuati, è proprio quando sappiamo di potere contare su qualcuno che ci esponiamo di più a rischi e cambiamenti buoni per noi.
Cresce quella che viene chiamata ansia da separazione, che genera angoscia.
A questo punto vengono messe in atto delle strategie per placare l’angoscia, strategie disfunzionali che finiscono per aumentare la distanza tra i partner:
- Alzare la posta con atteggiamenti ansiosi “Ti costringerò a rispondermi”
- Calmare i bollenti spiriti con atteggiamenti distanzianti: “Non mi interessa affatto!”
- Esprimere ansia ed evitamento in contemporanea: “Non ti avvicini mai a me! Allontanati!”
Si innescano, dunque, dei processi automatici difensivi che portano a quella che può essere definita un’escalation di offese, litigi, atteggiamenti distanzianti.
Ed è nuovamente la teoria dell’attaccamento che ci aiuta a capire il peso che sta dietro a ferite emozionali quali rifiuto, abbandono percepiti da parte di una persona cara.
Infatti, quando una figura di attaccamento mostra un atteggiamento distanziante o di rifiuto, sia bambini, sia adulti, diventano ansiosi, preoccupati e incapaci di concentrarsi ed esplorare l’ambiente circostante.
E allora come guarire la relazione di coppia?
Portando il focus dell’attenzione dei partner sull’emozioni proprie e reciproche come la terapia focalizzata sulle emozioni ci insegna (Greenberg e Jonson, 1985). Innanzitutto da quanto sopra esposto, emerge che guarire una relazione permette di guarire anche il singolo individuo, la Terapia Focalizzata sulle Emozioni (EFT), sottolinea, infatti, proprio il potere della coppia come fonte di benessere relazionale e individuale. Supportato da diversi studi, tale approccio evidenzia il potere curativo del legame di attaccamento tra adulti, come calmante del sistema nervoso. La terapia focalizzata sulle emozioni, quindi, non solo aiuta a “guarire” la relazione d’amore, ma crea relazioni che guariscono.
Guarire le relazioni con le emozioni implica ri-creare una connessione emotiva tra i partners della coppia, l’espressione emotiva e la responsività emotiva sono, infatti, i mattoni fondamentali di un attaccamento sicuro. Essi permettono di abbassare il livello di ansia di abbandono e di esprimere bisogno di vicinanza e di accessibilità del partner. Rivelare le emozioni chiave e usarle per innescare nuove reazioni nel partner, è il cuore del cambiamento nella terapia focalizzata sulle emozioni.
Per fare questo è necessario sostituire le conversazioni e gli atteggiamenti reattivi con conversazioni e atteggiamenti più profondi, che consentono di esprimere la vulnerabilità (Johnson, 1996).