Innanzitutto la dipendenza non è detto sia sempre patologica. Di per se’ un processo naturale, caratterizza una fase del ciclo di vita durante la quale garantisce la sopravvivenza.

Se prolungata oltre il suo tempo naturale genera malessere, in tal caso si parla di dipendenza patologica. Prima di vedere come uscire da una dipendenza, vediamo cos’è una dipendenza.

Cos’è una dipendenza patologica?

“E’ una forma morbosa caratterizzata dall’uso distorto di una sostanza, di un oggetto o di un comportamento, caratterizzato da uno stato mentale di incoercibilità e dal bisogno coatto di essere reiterato con modalità compulsive.” (Caretti, La Barbera, 2005)

Ciò che caratterizza una dipendenza patologica è perciò:

  • il malessere
  • l’abuso dell’oggetto della dipendenza
  • il pensiero ossessivo e attrattivo verso tale oggetto
  • la compulsione a ricercare e consumare l’oggetto della dipendenza nonostante questo sia pericoloso.

Alla base di questi processi c’è uno specifico meccanismo: la ricerca del piacere!

L’impossibilità di provare piacere, avvertita dai pazienti dipendenti, è tale da spingerli verso una costante ricerca dell’oggetto della dipendenza che sembra essere la loro unica fonte di piacere, l’unico sollievo da un dolore che vivono come infinito e incontenibile.

Perchè l’oggetto della dipendenza crea piacere?

La risposta a questa domanda è nell’attivazione di un meccanismo neurocognitivo: il Brain’s reward system, che è un sistema di rinforzo del piacere presente nel nostro cervello e che unisce il Nucleo Accumbens, l’Amigdala, e l’Ippocampo.Tutte aree che si attivano nella prima fase della dipendenza e che sono le responsabili della ricerca costante dell’oggetto della dipendenza. Ciò che si verifica in questa specifica area, in seguito all’assunzione della sostanza o l’attuazione del comportamento da cui si dipende, è una maggiore rilascio di dopamina e di serotonina, neurotrasmettitori motivazionali e legati alla sensazione di piacere. Quest’area risulta essere molto attivata nei pazienti dipendenti.

A ciò si aggiunge il meccanismo cognitivo del Craving, lo stato di ansia e di bisogno compulsivo che si generano quando non si è in possesso dell’oggetto della dipendenza, seguite da un pensiero ossessivo e una compulsione a ricercare l’oggetto.

Perchè parlare di oggetto della dipendenza e non di sostanza?

Oltre alle dipendenze da sostanze quali: sostanze stupefacenti, alcol, doping/integratori, sigarette, farmaci, caffè.

È importante prendere in considerazioni altre forme di dipendenza che non hanno per oggetto una sostanza:

Dipendenze comportamentali: gioco d’azzardo, dipendenza da shopping, dipendenze da sport (come obligate runner, fitness, gymaholic), dipendenza da lavoro (workaholic), dipendenze da internet (Gaming disorder, Cyber-Relationship, Social Network, Cybersex), dipendenza da sesso, disturbi alimentari (Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Ortoressia nervosa), Dipendenza affettiva: (Love Addiction) e altre ancora.

Ognuna di queste forme di dipendenza è accomunata dai fattori sopra descritti: i fattori comuni.

Cosa può essere utile ad un paziente con una dipendenza?

Innanzitutto la comprensione empatica accompagnata da una buona conoscenza delle dinamiche che sottendono lo sviluppo delle dipendenze Questo permette di provare un’autentico rispetto verso il vissuto altrui e di sostenere l’altro senza svalutazioni né alcuna forma di giudizio.

Mai dimenticare il legame tra la dipendenza e il piacere, è perciò utile offrire delle modalità alternative che permettano di scoprire e provare altre fonti di piacere.

Dipendenza, come uscirne? La risposta è nel tenere a mente che l’evoluzione della dipendenza, nel ciclo di sviluppo individuale è l’interdipendenza: dipendere l’uno dall’altro in maniera sana. Questa prevede la nascita, la cura e la fortificazione di una noità (IO-NOI-TU), uno spazio in cui passare dall’autonomia alla dipendenza in modo funzionale. Il setting terapeutico è uno spazio protetto, all’interno del quale creare e coltivare l’intersoggettività attraverso un lavoro cliente-terapeuta condiviso, basato su una continua risintonizzazione reciproca e su un percorso di crescita ed evoluzione che si fonda su:

Alleanza, Accettazione reciproca, Potenziamento dell’autostima, Socializzazione protetta non giudicante, Autorealizzazione e Libertà di essere e di agire.